Saturday, January 05, 2008

Spazi contemporanei Italia Italiani fine di un punto

Ci si sveglia e ci si meraviglia per quello che accade in Italia. Degrado e disoccupazione al sud. Devianza giovanile al centro. Violenza e discriminazione al nord. Dove sono gli italiani e le italiane? Tutti a condurre una esistenza virtuale e a leggere il blog di Grillo? Tutti nelle biblioteche delle università a formarsi? Dove sono tutti questi talenti e menti geniali che ci rendono fieri della nostra patria? Dove sono tutti questi grandi manager che ci rappresentano degnamente nel mondo? E dove sono i preti, le associazioni laiche e di volontariato? Generalizzare e' sbagliato: a me e' sempre piaciuto sbagliare e continuare a farlo. Difatti la peggiore delle incoerenze e' pretendere di essere coerenti: con cosa, con chi? E dove andiamo...senza nemmeno lasciare un minimo spazio all'immaginazione. Dicevamo per andare controcorrente che sarebbe facile utilizzare hot topics come i contratti a progetto, il costo della vita nelle grandi città italiane, i baroni nelle università, gli ospedali calabresi, il costo della politica, la gerontocrazia delle istituzioni italiane, il papa troppo conservatore, le migliaia di corporazioni che storpiano l'economia, il prezzo dei cd e dei concerti, i trentenni ancora senza indipendenza e gli schiavi moderni...per non citare il pessimismo comico del maschio medio italiano sulla carenza di fattore F nella vita di tutti i giorni. No quello che mi ha finalmente colpito e' stato un articolo di Bocca sull'Espresso nel quale collegava il successo di libri tipo "La Casta" non tanto al sentimento popolare di ribellione nei confronti dei politici e dell'attuale sistema ma alla ricerca della ricetta magica, del segreto per diventare uno/a della casta. Queste considerazioni non mi hanno rattristato, anzi mi hanno fatto riflettere e ritornare alla mente alcuni episodi quasi recenti del mio passato. Bocca ha dalla sua l'età che lo porta ad essere leggermente pessimista e malinconico, ciò non esclude una brillante osservazione: quanti dei lettori consciamente o inconsciamente hanno letto quel libro e pensato a come poter diventare un membro della casta. In buona sostanza, non si tratta altro che di un costrutto sociale che nasce e si forma dal dna di una nazione. Piccoli strascichi di vita quotidiana: sono nato in Lucania ed ho studiato nelle Marche durante il mio periodo universitario. Non appartengo alla categoria dei duri e puri e mi piace analizzare le situazioni e le cose. Insomma, ai tempi dell'università (e non ero un santo) ero circondato da una miriade di soggetti. Gente perbene e con una certa inclinazione a differenziarsi dagli altri per la propria attività/interesse politico, carriera, abbigliamento o semplicemente interessati a laurearsi. Si viveva bene nelle vie del centro e si viveva una certa eterna leggerezza. Tutte le volte che pero' provavi ad emergere da questa cappa di presunta eterna leggerezza ti rendevi conto di quanto tutto l'ambiente fosse immobile nelle idee, nelle azioni e nel confronto. Generalizzo e lo faccio con una certa consapevolezza. La consapevolezza che trattasi di raccontare spazi personali che non possono essere descrizione perfetta di una realtà: ma e' da questi germi che nasce il racconto. Erano giorni spensierati a Macerata ma quando si trattava di prendere posizione contro il caro affitti e la mancanza di trasparenza nella redazione di contratti di locazione dove erano i compagni e le compagne. Quello che regnava sovrano erano le dichiarazioni di intenti, i processi alle intenzioni e le false battaglie politiche. Quello che aveva successo erano le prime feste Erasmus alla Nina e i viaggi organizzati ad Amsterdam poi. Se qualche volta ti capitava di fumare con qualcuno di sinistra quello che contava era la condivisione di qualche apparente ingiustizia sociale, con quelli di destra invece si fumava lo stesso ma si criticavano questi ragazzi conciati male e con cane al seguito. Con quelli a cui non gli fregava un cazzo si parlava solo ed esclusivamente di fattore F (del quale ero e sono un certo esperto). E con questi presupposti tacitamente si accettava quello che avveniva intorno senza battere ciglio, l'importante era passare gli esami, fumare di tanto in tanto, bere, divertirsi con chi ti capitava attorno e non discutere con i professori o meglio cercare in tutti i modi di farli sentire a loro agio, non contraddirli, dargli ragione e mostrare accondiscendenza totale. Generalizzo e lo faccio con consapevolezza e rabbia perché alla fine quello che conta non sono quelli che "ce l'hanno fatta" ma tutto il resto che non ha mai ricevuto una alfabetizzazione morale o condiviso valori e principi con la comunità universitaria. Dentro era una guerra continua tra azzeccagarbugli, megalomani e ballerine mentre fuori tutto quello che contava era passare gli esami e sperare un giorno di essere come loro senza la consapevolezza e gli strumenti del sapere COME. E quello che rimane alla fine sono una montagna di contratti a progetto...e che facciamo alla soglia dei 30 anni? No non ci fermiamo a riflettere sul passato per capire quello che non andava fatto, ci si affida a Grillo che con tutto il rispetto e' un comico! Manca completamente la forza di autodeterminazione, la voglia di imprenditoria ed una sana consapevolezza di senso civico. Quello che conta e' l'oggi + il mio piacere personale + lo stare bene con me stesso: vuoto*egoismo al quadrato = una società' civile destinata a sgretolarsi per colpa di se stessa, che produce mostri come i suoi politici e che si indebolisce sotto il macigno delle proprie aspettative. Saremo anche campioni del mondo ma del mondo conosciamo ancora poco. Buon viaggio Italia.